La Porta Eburnea, o Arco della Mandorla, è una delle antiche porte della cinta muraria etrusca di Perugia.
L'origine del nome è dovuta al fatto che anticamente nelle vicinanze si trovava un tempio dedicato al dio Vertumno e rivestito d'avorio.
La porta è stata modificata nel XIV secolo ed oggi si presenta nella sua forma medievale con l'arco ogivale ed i caratteristici giunti sporgenti. L'unica decorazione rimasta è una testa di leone in travertino, replicata in un rifacimento medievale nella porta Trasimena di via della Sposa, e alcune lettere che probabilmente formavano la scritta:
AUGUSTA PERUSIA - COLONIA VIBIA
che ricorre in quasi tutte le porte della cinta etrusca, come l'Arco Etrusco o la Porta Marzia.
La tradizione popolare indica questo luogo come particolarmente propizio, al punto che i Baglioni, prima delle loro spedizioni militari, non mancavano mai di passare sotto quest'arco.
A livello strutturale non presenta lesioni preoccupanti. Ci sono evidenti mancanze di conci in travertino e/o pietra calcarea su punti di innesto sia nella parte interna che nella parte esterna della porta. Presenti alcune lievi lesioni in isolati conci di calcare generati molto probabilmente da fenomeni di gelività.
Internamente ed esternamente la porta presenta un annerimento diffuso localizzato prevalentemente nella zona dei basamenti, e sul sopra arco sotto lo sporto del terrazzo, oggetto di una successiva sopraelevazione. Anche il sott'arco presenta lo stesso annerimento localizzato in delimitati punti. La causa di questo stato può essere imputabile sicuramente alla presenza di acido carbonico nell'atmosfera che unito all'azione della nebbia e dell'acqua piovana diretta ha favorito la sua disposizione nel materiale.
Il travertino risulta caratterizzato da un leggera alveolizzazione localizzata causata dalla cristallizzazione di sali veicolati dalle infiltrazioni.
Forte è la sconnessione di numerosi conci che hanno perso le connettiture di malta. Ciò ha provocato, oltre ad una perdita di coesione, anche il deposito di sporcizia, polvere, vario materiale incoerente e l’innesto di flora spontanea di diverso tipo. Presente anche l’estensione di patina biologica, determinata da uno strato sottile ed omogeneo aderente alla superficie e di evidente natura biologica. Forte è la presenza di ossalati e croste dendritiche dovute alla presenza di muschi e di licheni. Rilevate anche la presenza di macchie bianche, generate da infiltrazioni di acqua. C’è da sottolineare l’elevata aggressione biologica causata da microrganismi vegetali superiori, sia nella parte relativa al sopra arco estesamente contaminata da piante ricadenti, sia nei prospetti con piante infestanti ricoprenti la superficie e con radici interne ai giunti del materiale, sia alla base del monumento.
L'intervento previsto per il restauro dell'opera consiste nelle seguenti fasi operative:
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